Non basta il talento, ci vuole anche umiltà 2 ottobre 2014

Set / 03

Non basta il talento, ci vuole anche umiltà 2 ottobre 2014

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«Non basta il talento, ci vuole anche umiltà»

 

Un successo lo stage canoro organizzato dalle Muse con il giovane Marco Vito, “pupillo” di Riccardo Cocciante

di Maria Ant. Schiavina

02 ottobre 2014

PIOMBINO. Li ha conquistati tutti, grandi e piccini, aspiranti cantanti e genitori speranzosi. E l’ha fatto senza divismo, con grande comunicativa, ma soprattutto con una preparazione tecnica curata nei minimi dettagli. Classe 1990, siciliano, cantante lirico e leggero, Marco Vito è arrivato domenica nell’Auditorium dell’Hotel Phalesia, su invito dell’imitatrice Gianna Martorella (anima nonché presidente dell’Accademia “Le Muse”), per tenere uno stage a 30 “voci” di tutte le provenienze ed età, che hanno risposto all’appello con entusiasmo, superando di gran lunga il numero chiuso. In prima fila nel mondo dello spettacolo Vito canta in pubblico da quando di anni ne aveva dodici. Emozionante Romeo nel musical tratto dall’opera di William Shakespeare e diretto da Riccardo Cocciante (debutto mondiale all’Arena di Verona il 1° giugno 2007, al fianco di Tania Tuccinardi di fronte a 15.000 spettatori), coordinatore musicale del programma di Raiuno “Ti lascio una canzone” condotto da Antonella Clerici, nonché vocal coach per “The Voice”, l’artista da tempo gira in lungo e in largo lo Stivale, richiesto anche per le sue doti di insegnante e talent scout e, solo per amicizia con quella che definisce “la mitica Gianna”, è riuscito a ricavarsi uno spazio per “Le Muse”, restando instancabile tutto il giorno insieme ai suoi allievi, che lo hanno ascoltato e si sono fatti ascoltare, con la speranza di avere anche loro, un giorno, il colpo di fortuna che però, come ha spiegato il giovane maestro non arriva mai solo per caso.

Soddisfatto dell’esperienza piombinese?

«Direi proprio di sì, anche se fra i 30 iscritti allo stage c’erano molti bambini. Il che mi ha costretto a cambiare il tiro, usando parole più comprensibili».

Più che uno stage la tua è stata un’interessante chiacchierata fra amici…

«Che spero li abbia fatti tornare a casa con il bagaglio giusto per realizzare i loro sogni».

Il tuo essere giovane ti agevola molto, soprattutto nel contatto con i ragazzi.

«Si parla la stessa lingua. Io ho vissuto e vivo ancora i problemi, i limiti, le ansie come loro. Per questo li capisco».

Ma tu sei stato preso sotto l’ala di Riccardo Cocciante… 

«La mia buona stella. È importante averne una, trovare chi vede il tuo talento e ti aiuta a tirarlo fuori. Questo è fondamentale. Come lo è trovare chi ti sa indirizzare bene nelle scelte, nel selezionare gli impegni, per non lasciarti prendere dalla frenesia».

Hai incominciato a cantare da piccolissimo. 

«Sì, anche se a studiare ho iniziato a 12 anni. Poi, a sedici, ho lavorato con Cocciante debuttando nel musical e, da allora, non mi sono più fermato».

Ti piace insegnare?

«Molto. Mi gratifica, nonostante la fatica degli spostamenti. E mi emoziona: domenica quando, con Eugenio Grandi di Piombino e Lorenzo Ghiselli di Viareggio ho cantanto Bella, la canzone scritta da Cocciante per ” Notre dame de Paris”, fra i tre il più emozionato ero io».

È la prima volta che vieni a Piombino? 

«Si. Conoscevo la città solo di nome. Ma, grazie a Gianna, l’ho aggiunta alla lista dei luoghi, dove vorrei tornare».

Sei riuscito a vedere anche i dintorni?

«Solo Suvereto, di sera, perché mi hanno portato a cena al Melograno, un ristorante del borgo».

Torniamo alla musica. Cosa serve oltre al talento per riuscire a emergere?

«Il talento è necessario e se non ce l’hai nessuno te lo può regalare o vendere. Ma poi occorrono determinazione e umiltà…La determinazione ti fa andare avanti diritto per la tua strada e l’umiltà ti tiene con i piedi per terra: è come stare su un treno che corre senza uscire dai binari».

Ma tu sei umile?

«Penso di sì. Lo sono sempre stato e in tutto quello che ho fatto non ho mai esagerato, perché credo che montarsi la testa aiuti poco: serve a crearsi inimicizie e false illusioni… Me lo ha fatto capire un grande, ma nello stesso umile come Cocciante e io l’ho spiegato anche ai ragazzi domenica. Con la speranza che le mie parole abbiano lasciato nella loro mente e nel loro cuore qualcosa che li aiuti a realizzare i loro desideri, ma più di tutto a vivere a stretto contatto con la realtà, che non è mai quella che si vede in tv o al cinema».

 

 

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