Gianna Martorella da “Domenica In” a Talent Scout 14 novembre 2016

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Gianna Martorella da “Domenica In” a Talent Scout 14 novembre 2016

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    Gianna Martorella nella sua scuola (foto P. Barlettani)… andata e ritorno dal mondo dello spettacolo

    La Martorella da “Domenica In” a talent scout con l’associazione Le Muse «Roma non la rimpiango, amo Piombino. Anche se non sempre mi ha capita»

    di Maria Antonietta Schiavina

 

• RITRATTI

14 novembre 2016

Gianna Martorella nella sua scuola (foto Paolo Barlettani)

Decidere a un certo punto della propria vita di tornare alle origini. Portandosi dietro la figlia adolescente, la mamma ultranovantenne, un cane e un gatto.
Lasciando una grande città come Roma, ma anche le occasioni che solo una metropoli può offrire. Per buttarsi alle spalle il passato e ricominciare da dove si è partiti. Con l’entusiasmo e l’ingenuità di chi pensa che nulla sia cambiato.

«Quando la mia famiglia ha lasciato Piombino avevo sei anni e mezzo» racconta Gianna Martorella, conduttrice, imitatrice e talent scout, spiegando il perché del suo ritorno nella città promontorio che le ha dato i natali e ricordando il giorno in cui, per motivi di lavoro, il padre (operaio all’Italsider) dovette trasferirsi a Taranto.
«Ero piccola – confida – ma ho impresso nella mia mente tracce indelebili. Un cortile, le case popolari di Via Gobetti, il roseto dietro le mie finestre, le signore del casamento, i profumi, i colori delle stagioni. Ricordi dolci e pieni di amore, verso un territorio che non mi ha ricambiato come avrei voluto».

In che senso?

«Quando sono arrivata ero piena di idee, di progetti. Ma poi tutto si è ridimensionato e mi sono dovuta scontrare con la realtà».

Una realtà nemica?

«Non proprio, ma neppure solidale. Soltanto alcuni, quando ho parlato dei miei progetti, mi hanno dato fiducia».

Chi per esempio?

«Prima di tutto il sindaco Massimo Giuliani, che insieme all’assessore alla cultura Paola Pellegrini, mi ha permesso di iniziare la mia avventura con l’associazione Le Muse, quando ancora per tutti ero ancora un’estranea. Poi Ivio Barlettani, che in qualità di direttore del trimestrale Costa Etrusca nel 2012, durante una festa della rivista, mi ha consegnato un premio alla carriera, come cittadina che si era distinta a livello nazionale; oltre a conferirmi, durante l’inaugurazione di piazza Bovio, un secondo riconoscimento, così che anche i più distratti si accorgessero di me».

Anche Stelio Montomoli però l’ha aiutata.

«Stelio continua a vivere nei miei pensieri. Conobbi l’ex presidente della Toremar poco dopo il mio arrivo. Volle sapere tutto delle Muse e si buttò nel progetto con passione. Ogni volta che mi suggeriva un nome da contattare per ottenere un sostegno, diceva: “Parlagli

come hai fatto con me, vera e spontanea, come sei tu!” Lui amava i giovani e quello che stavo creando per loro. Aveva capito che un’associazione no profit non significava business e cercò in tutti i modi di rendersi utile. “Diventerai una donna Toremar e le Muse saranno una mia priorità”, ripeteva, arrabbiandosi con se stesso perché i problemi di salute lo frenavano in ciò che avrebbe voluto realizzare. Oggi la Toremar è il mio punto di riferimento e quando mi sento giù penso a Stelio e alla forza che mi ha dato con la sua disinteressata amicizia».

Gianna con Dodi Battaglia

Quanti allievi conta la sua scuola?

«Circa 70. Tutti ragazzi che provengono da Piombino e dall’isola d’Elba, ma anche da Firenze, Pisa, Livorno, Bologna, Forlì, Cosenza, La Spezia, Padova, Pavia, Pescara, Roma e Potenza. Da due anni, quasi ogni week-end, ci ritroviamo nell’auditorium dell’hotel Phalesia, dove arrivano spesso anche i famigliari. Gente che dorme, mangia e fa shopping in città, contribuendo all’economia del territorio. Cosa questa che ho tentato più volte di spiegare alla gente di qui, ma senza grandi risultati».

Torniamo a lei e alla sua famiglia. Padre operaio e mamma casalinga. Origini?

«Babbo era elbano e mamma è sarda. Papà era un semplice operaio che amava il suo lavoro. E come hobby aggiustava bambole rotte, aiutato dalla mamma che acconciava le loro parrucche».
C’è stato un nonno (o una nonna) a cui era particolarmente legata da bambina?
«Quando sono nata io, molto tempo dopo mia sorella che oggi ha 73 anni, i nonni non c’erano già più. E ho conosciuto solo nonna Sebastiana, la mamma di mia mamma. Viveva in Sardegna e ogni estate durante le vacanze andavo da lei».

Che bambina era Gianna Martorella?

«Attenta, curiosa, osservatrice e riservata. Amavo la televisione, guardarla era il mio gioco preferito. Conoscevo i nomi di tutti gli attori degli sceneggiati, guardavo i festival, i varietà, i film, le tribune politiche e i telegiornali. Imitavo i personaggi, assorbendo come una spugna voci e atteggiamenti. Mi divertivo così, ero un vero e proprio archivio in miniatura e ogni volta che scoprivo qualcosa di nuovo lo dicevo alla mamma con orgoglio».

Sua madre oggi vive con lei a Piombino. Ungrande amore il vostro?

«Sì. Lei è stata ed è molto importante. È una grande donna, forte e coraggiosa. Ma è anche una nonna dolcissima».

Che rapporto ha avuto invece con suo padre?

«Intenso. Papà l’ho perso nel 1985, a causa di una grave malattia. Aveva 68 anni e ancora oggi mi manca tanto. Prima di ammalarsi mi accompagnava dappertutto, era orgoglioso di me e il suo più grande sogno sarebbe stato quello di vedermi famosa in tv».
Non c’è riuscito?
«No. Se n’è andato prima che io potessi conquistare uno spazio importante e questo è il mio più grande rammarico».

Quando ha deciso di entrare nel mondo dello spettacolo?

«Non l’ho deciso, è accaduto. Dal gioco al lavoro il passo è stato breve. Mi sono ritrovata molto giovane a calcare le scene dei palcoscenici senza neppure rendermene conto».
Niente gavetta?
«La gavetta c’è stata eccome! Ho incominciato a 16 anni, quando Enzo Zambetta, un grosso impresario barese, mi propose di entrare nel cast del Cantapuglia, un’importante manifestazione di arte varia che attraversava in lungo e largo la regione. Per quattro estati feci parte di un tour itinerante, che mi permise di conoscere gente fanosa, fra cui il mitico Pippo Baudo, che mi volle con sé a Domenica in». Una fortuna.

«Certo! Ma tutto ciò che ho conquistato non è arrivato a caso: ci sono voluti anni di lavoro e non sono mancati i colpi bassi».

La gavetta, gli incontri, il successo. Poi, nel 2001, lostop. Come mai?

«In quell’anno è nata mia figlia Barbara. È stato l’evento più bello della mia vita e nulla avrebbe potuto allontanarmi da lei. Volevo godermela in pieno, senza dovermi assentare da casa per lavoro e mi sono presa una lunga pausa».
Una scelta difficile. Pentita?

«Per niente. Ma certe cose nell’ambiente dello spettacolo si pagano e quando mi sono sentita pronta per rientrare ho capito che avrei dovuto scavalcare molti muri. Così ho deciso di passare dall’altra parte della barricata e di fondare una scuola che aiutasse i giovani a realizzare i loro sogni».

Gianna con Fioretta Mari

E ha scelto come campo d’azione Piombino. Ma cosa ama di questa città di provincia lei che è vissuta per anni a Taranto e a Roma?
«Soprattutto la tranquillità. E poi mi piace il mare, mi piace piazza Bovio: andarci mi riporta agli anni dell’infanzia, quando mio padre mi accompagnava a vedere l’Elba. Ma amo anche moltissimo il vento, che mi regala l’idea di completa libertà. Cose semplici, per me importanti. Piombino è la mia nuova dimensione, il mio nuovo vestito, la mia serenità e adoro la parlata toscana che rappresenta un tuffo nel passato, un ritorno alle origini, un sentirmi a casa».

Qui ha incontrato persone che le hanno teso la mano e altre che le hanno chiuso le porte in faccia. Cosa si sente di dire a chi non ha visto di buon occhio il suo arrivo e il progetto delle Muse?
«Che mi dispiace ma che nel mondo c’è posto per tutti, anche per una sognatrice come me, che ha tanto da dare e nessuna voglia di arrendersi».

IL VIDEO – A FANTASTICO CON RAFFAELLA CARRA’
Dal teatro con De Filippo e Domenica In all’associazione Le Muse.
Figlia di un operaio elbano e di una casalinga sarda, Gianna Martorella – imitatrice, conduttrice e ora, con l’associazione Le Muse di cui è presidente, anche talent scout – nasce a Piombino, dove rimane fino a sei anni, per poi spostarsi a Taranto, seguendo il padre che lavora per l’Italsider. Già da piccola inizia a imitare compagni e insegnanti e durante gli anni delle superiori decide di percorrere la strada dello spettacolo. Nel 1980 esordisce a teatro con “La fortuna di Pulcinella” con Luca De Filippo e, l’anno successivo, vince il Festival nazionale degli imitatori.
Nel 1983 partecipa a Domenica In, con Pippo Baudo. Poi sarà spesso ospite di Raffaella Carrà a Fantastico e in molte altre trasmissioni.
Nel 2010 pubblica il libro “Nei panni degli altri”, in cui racconta la sua strada non facile nello spettacolo. Nel 2014 torna a Piombino e fonda Le Muse, associazione poi trasformata in scuola di recitazione, canto, ballo, doppiaggio.
Primo docente il maestro Fio Zanotti che tiene con successo più stage di musica; cui seguono l’attrice e regista Fioretta Mari, per la recitazione, il cantante e vocal coach Marco Vito, Luca Pitteri per canto e tecnica, Giò di Tonno per il musical, Piero Moriconi per la danza e il musicista Enzo Campagnoli.
I ragazzi delle Muse portano in scena spettacoli come “Notre dame” e “Amore e favole Disney”.
Oggi Le Muse si stanno allargando in altre città e i personaggi che arrivano per tenere stage e incontri sono sempre più importanti. A dicembre per il corso di cinema verrà Paolo Genovese, regista di Perfetti sconosciuti, vincitore del David di Donatello 2016, seguito da Massimiliano Bruno, Lino Guanciale, Luca Ward e Andrea Roncato. Inoltre l’attore e regista Marco Falaguasta.

#RITRATTI – LE ALTRE USCITE

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14 novembre 2016

 

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